mercoledì 3 dicembre 2014

I limiti sulla geografia sacra


Ciò che gli scienziati bene o male descrivono a questo mondo non è forse proprio la successione delle tappe della limitazione delle facoltà umane, tappe delle quali l'ultima corrisponde a quella che si può chiamare la mania delle spiegazioni razionali con tutto ciò che queste presentano di grossolanamente insufficiente?
Questo modo di vedere, da cui deriva la geografia moderna data soltanto dai secoli XVII e XVIII, cioè dall'epoca stessa che vide originarsi e diffondersi la mentalità razionalistica, cosa che viene a confermare che a a partire da questo momento, le facoltà di concezione e di percezione, che permettevano all'uomo di cogliere qualcosa che non fosse soltanto il modo più grossolano ed inferiore della realtà, si erano totalmente atrofizzate, mentre il mondo stesso si era di pari passo irrimediabilmente "solidificato".
O una volta si vedevano cose che oggi non si vedono più, perché si sono avuti cambiamenti considerevoli nell'ambiente terrestre o nelle facoltà umane, o piuttosto contemporaneamente in entrambi:
tali cambiamenti essendo più rapidi quanto più ci si avvicina alla nostra epoca;
Oppure quella che viene chiamata la "geografia" aveva anticamente un significato diverso da quello odierno.
In realtà i due termini di questa alternativa non si escludono affatto e ciascuno dei due esprime un lato della verità, poiché la concezione che si ha di una scienza dipende naturalmente sia dall'angolo visuale da cui si considera il suo oggetto, sia dalla misura in cui si è capaci di cogliere effettivamente le realtà in essa implicite: mettendo insieme questi due aspetti, una scienza tradizionale ed una scienza profana, pur portando lo stesso nome, sono così profondamente diverse da essere realmente separate da un abisso.
Esiste realmente una "geografia sacra" o tradizionale che i moderni ignorano completamente così come tutte le altre conoscenze dello stesso genere: c'è un simbolismo geografico come c'è un simbolismo storico, ed è il valore simbolico che dà alle cose il loro significato profondo, perché esso stabilisce la corrispondenza con la realtà di ordine superiore.
Per determinare questa corrispondenza bisogna essere capaci di percepire nelle cose stesse il riflesso di quella realtà.
Per questo vi sono luoghi più particolarmente adatti a servire da "supporto" all'azione delle "influenze spirituali", ed è su ciò che si basa la fondazione di certi "centri" tradizionali principali o secondari, di cui gli "oracoli"  dell'antichità ed i luoghi di pellegrinaggio sono gli esempi più appariscenti.
Vi sono luoghi che sono non meno particolarmente favorevoli al manifestarsi di "influenze" di carattere del tutto opposto...
Ma cosa importa a una mentalità materialista se ci sia una "porta dei Cieli" in un certo luogo, o una "bocca degli Inferi" in un altro dal momento che lo "spessore" della sua costituzione "psicofisiologica" è tale che assolutamente in nessuno dei due egli può provare qualcosa di speciale!
Queste cose per lui sono letteralmente inesistenti il che non vuole affatto dire che esse abbiano cessato di esistere; ed è del resto vero che essendosi ridotte al minimo le comunicazioni dell'ambito corporeo con quello sottile, per poterle constatare occore uno sviluppo delle suddette facoltà molto maggiori di un tempo.
La difficoltà e la rarità di percezione di quest'ordine ne sono state doppiamente accresciute, permettendo ai moderni di deridere i racconti degli antichi.
La geografia sacra, la cui conoscenza è quella che determina la scelta per istituire dei luoghi particolari, è come ogni altra scienza tradizionale di carattere contingente, passibile di essere stornata dal suo uso legittimo e applicata "alla rovescia": se un punto è "privilegiato" in rapporto all'emissione e alla direzione delle influenze psichiche quando queste sono veicoli di un'azione spirituale, non meno lo sarà quando le stesse influenze psichiche saranno utilizzate in maniera completamente diversa per scopi contrari ad ogni spiritualità.
Vedi anche:
Luoghi e proiezioni psichiche Von Franz
Tratto da "Il Regno della Quantità e i Segni dei Tempi" R.Guenon

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